Antonia Zecchinato | Le stanze della mente
Di Beatrice Rigobello Autizi dal catalogo della mostra, 1988: "…sculture ironiche che intrecciano il piacere ludico all’originalità della resa esecutiva. E’ il caso del “tavolo di Mirò”…"
Antonia Zecchinato, Beatrice Rigobello Autizi, pubblicazioni, critica, fiber art, artista, artist, Liceo Artistico Pietro Selvatico, Padova, Padua
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Le stanze della mente

Di Beatrice Rigobello Autizi
dal catalogo della mostra, 1988

La stanza dell’iride

Le sculture tessili di Antonia Zecchinato si presentano come forme libere che traggono una loro precisa identità dalla sapiente luminosità e dai riflessi dei fili di seta che le compongono.

La loro esecuzione è infatti preceduta dalla realizzazione del materiale con cui sono realizzate, un arazzo pazientemente tessuto che ha la freschezza di un’opera pittorica, l’eleganza formale di un delicato mosaico, le trasparenze di un acquerello.

Il tessuto, sinuosamente modellato, si trasforma poi in una scultura dai molteplici significati. Sculture in cui si incrociano gli opposti, forme morbide e forme rigide per creare una poetica visione della luce e del colore; strutture naturali alternate a strutture più complesse per avvicinare il mondo della casualità a quello del progetto; sculture ironiche che intrecciano il piacere ludico all’originalità della resa esecutiva. E’ il caso del “tavolo di Mirò” dove i due piatti di pasticcini ci portano alla Pop – Art, ma la preziosità della realizzazione, l’equilibrio cromatico e la ricercata raffinatezza della composizione vanno ben al di là della ormai storica avanguardia.

Le “Zigurrat” sono invece costruzioni tessili che riecheggiano le forme architettoniche, volumi morbidi monocromi che si restringono verso l’alto e su cui si inserisce un percorso che sale con variazioni progressive di colore più chiaro.

Un’architettura della mente, del pensiero, dove la dimensione spaziale acquista valore attraverso la dinamica dell’ascesa verso l’alto e delle vibrazioni cromatiche dei fili chiari contrapposte all’effetto monocromo del colore più scuro.

La struttura si fa leggera nelle “Colonne dell’iride”, elementi verticali in cui il tessuto appositamente realizzato diventa forma, scorre o si incastra, striscia o penetra come se fosse un rilievo, un lungo ramo d’edera, una forma geometrica di astratta bellezza o un semplice nastro. Vaghe reminescenze classiche si intrecciano in piena libertà al linguaggio artistico contemporaneo, raggiungendo risultati di intrinseca originalità.

Leggeri aerei gli “Aquiloni” riescono a trasformarsi in un reticolo privo di peso, la cui “coda”, sembra capace di catturare i colori della luce e dell’atmosfera. Forme libere che vagano senza fili, simbolo della libertà assoluta e della evasione totale attraverso i percorsi della mente.

Le dimensioni non contano. I “Minitessili”, pur riducendo i volumi mantengono intatto il gioco delle forme e l’armonia dei colori. Morbidi anelli si compongono e scompongono attraverso l’intrecciarsi flessibile del cilindro quasi iridescente che li collega. I contrasti di luce e ombra fanno vibrare le composizioni e accentuano il movimento intrinseco che le caratterizzano. Labirinti del pensiero in cui è facile ritrovarsi.

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